Sembra impossibile che ci voglia così tanto per quello che potrebbe risolversi con un layer regolabile per le diverse piattaforme.
La Dark Mode presente ormai da secoli su buona parte delle app e delle piattaforme online, continua ad essere spinta da Google come una sorta di grande novità, ed ecco che, con una lentezza estenuante, Google inizia a pensare di estendere la dark mode anche ai risultati di ricerca.
Non ci voleva molto per rendersi conto di come, le pagine bianche, diventino poco sostenibili quando utilizziamo la dark mode per i nostri sistemi.
Ecco la società di Mountain View, si è resa conto della questione e inizia a pensare a risultati di ricerca con tema scuro.
Di sicuro, negli ultimi anni, Google è riuscita a perdere buona parte del suo posizionamento, cadendo in errori grossolani, fornendo uno store più simile a un covo di virus, e aggiornando le sue realtà con lentezza, anche per elementi semplici, come la dark mode.
Una lentezza paragonabile a quella di Facebook e al suo Whatsapp che ha richiesto anni e anni, nonostante i miliardi di utenti, per attivare una delle cose più banali che esistano, disponibile con il giusto settaggio anche sulle versioni più vecchie di Windows.
Resta da capire la ragione di questi aggiornamenti posticipati e tardivi.
Che si tratti di marketing? O di semplice negligenza da parte di colossi che non temono più concorrenza.
Potrebbe essere proprio questa la falla che permetterà, presto o tardi ad altre realtà di emergere, colmando tutti quei punti dove compagnie come Google non riescono a dare una risposta agli utenti.
Dobbiamo festeggiare per i risultati di ricerca adeguati alla dark mode?
Forse no, soprattutto se pensiamo ai benefici che Google ottiene grazie al nostro utilizzo della sua piattaforma.
Chiedere di più è il minimo, nel momento in cui diamo alla società dati costanti che valgono enormi somme di denaro sulle quali Google e altri colossi del web si reggono.